Nel maggio del 1558 i gesuiti giunsero a Nola e qui aprirono il primo collegio nella provincia napoletana, grazie alla risoluta volontà della contessa Maria Sanseverino, moglie di Enrico Orsini, ultimo conte di Nola: la nobildonna garantì una cospicua donazione annua affinché i membri dell’ordine di sant’Ignazio si stabilissero nel palazzo comitale e nelle immediate vicinanze costruissero una chiesa. I lavori di ristrutturazione della sede e la costruzione del tempio furono affidati prima al ferrarese Giovanni Tristano e poi a Giovanni De Rosis. Il 29 settembre 1568 iniziarono lavori della chiesa, che si protrassero fino al 1583-1584; l’architetto gesuita De Rosis concepì la nuova fabbrica attenendosi strettamente ai canoni stabiliti dall’ordine. La facciata, sobria ed equilibrata, presenta nel registro inferiore un paramento murario in conci di travertino recuperati dall’adiacente Palazzo Orsini: secondo le fonti, l’edificio civile fu privato dell’ultimo piano e i materiali, già provenienti da un teatro di epoca romana, furono reimpiegati per la decorazione della erigenda chiesa.
La chiesa è a navata unica con copertura piana e ha tre cappelle per lato. Nell’abside è collocata un’imponente macchina d’altare lignea che accoglie una circoncisione, opera attribuita al pittore Girolamo Imperato, napoletano attivo a Nola anche in altre chiese, datata agli anni ‘80 del XVI secolo. Le due cappelle centrali, più grandi delle altre e generalmente dedicate a Gesù e a Maria, sono per i due santi più rappresentativi della compagnia di Gesù, protagonisti di un profondo culto a Nola già a partire dal XVIII secolo. Sulla destra è quella dedicata a San Francesco Saverio, decorata con storie della vita del santo gesuita e della Vergine Maria: l’altare presenta una tela di Paolo De Matteis che riproduce il santo in estasi, datata al primo quarto del ‘700, mentre a partire dalla volta troviamo la presentazione di Maria al Tempio, la Natività di Maria e la Visitazione; scendendo con lo sguardo, nella lunetta l’Annunciazione e sulle pareti laterali l’Immacolata Concezione e Maria assunta in cielo, affreschi realizzati dal pittore Belisario Corenzio. Sul lato opposto è la cappella che celebra la vita e le opere del padre fondatore dell’ordine, sant’Ignazio di Loyola: possiamo ammirare sull’altare la visione di S. Ignazio alla Storta, opera ricondotta alla prima metà del ‘600, e ai lati due statue in stucco di San Giuseppe e San Luigi Gonzaga; nella volta la Gloria del santo, un affresco seicentesco, nelle lunette S. Ignazio fa l’elemosina e apparizione della Madonna al Santo, mentre sulle pareti, a destra, la Predica di S. Ignazio e, a sinistra, S. Ignazio presenta la Regola al Papa, opere firmate da Filippo Vitale e datate al 1720; infine, sui pilastri e sull’intradosso dell’arco personificazioni dei continenti raggiunti dall’opera di evangelizzazione della compagnia di Gesù (Europa, Africa, America e Asia). Altrettanto degne di nota sono le opere collocate nelle altre cappelle. Nella prima a sinistra troviamo un magnifico Crocifisso sagomato, tempera su tavola della prima metà del XV secolo, opera del Maestro di Ladislao di Durazzo e con tutta probabilità proveniente dalla chiesa della Confraternita del Gesù dei Fustiganti (segnalata anche come “Gesù vecchio”, essa prospettava sull’attuale piazza Giordano Bruno); mentre la terza cappella a destra ospita la lastra tombale della contessa Maria Sanseverino, morta nel 1565, munifica benefattrice della compagnia del Gesù.
Testi curati dall’Associazione “Meridies” - Nola nell’ambito del progetto “Mettiamoci in Mostra”.
Progetto finanziato dall’ Assessorato Beni Culturali – Bilancio partecipativo 2014.
